
Intervista a Brunacci
22 Dicembre 2020Giovane e ambizioso, Brunacci è un cantautore aretino che ha da poco pubblicato il suo terzo singolo: Ombrello giallo. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio.
Rompiamo subito il ghiaccio e partiamo con la domanda più ovvia. Brunacci, un po’ Brunori e un po’ Fulminacci. Scherzi a parte, è il tuo cognome e suona benissimo. Parlaci di te e di come hai iniziato a fare musica.
Ho scelto di utilizzare il mio cognome per eliminare qualsiasi filtro tra la mia persona e il mio personaggio. Ho ereditato la passione per la musica dalla mia famiglia, intendendola come il modo migliore per “farmi sentire”. Sono completamente autodidatta e ho imparato da ragazzo a suonare la chitarra per accompagnare il canto. La musica è sempre stata valvola di sfogo e motivo di svago.
Sei un cantautore molto giovane e hai da poco intrapreso la carriera universitaria. Come coniughi la tua vita artistica con quella scolastica?
Da quest’anno frequento la facoltà di Economia Aziendale a Firenze. Spesso mi rendo conto che sia complicato riuscire a conciliare la vita universitaria con quella musicale, ma sono determinato a portare avanti entrambi gli obiettivi.
Molti artisti dichiarano di venire molto influenzati dalla musica che ascoltano. Succede anche con te? Se sì, quale cantante o band ha un forte ascendente sul tuo stile?
Inevitabilmente sono condizionato dalla musica che ascolto, anche se non seguo esclusivamente un preciso cantante, ma mi trovo più a trarre spunto da vari artisti e generi. Tra i più ricorrenti citerei i Coldplay, iconici nel loro stile o James Blunt con il suo timbro particolare.
Quale obiettivo si pone la tua musica?
La mia musica non si propone di “insegnare” o di trasmettere messaggi: i brani sono in primo luogo personali, l’esatta immagine di ciò che sono e ciò che provo. Spero per questo che altri possano ritrovarsi nei miei testi.
Con quale artista ti piacerebbe collaborare?
Mi piacerebbe molto collaborare con qualcuno affine a me, dove i nostri testi e pensieri possano incontrarsi e magari condividere anche qualche idea. Mi ritrovo spesso nei pezzi dei Pinguini Tattici Nucleari, per esempio, e non nego che una collaborazione con loro sarebbe di per sé già un successo.